Freschissimo: Mon Paris-Brest Fruit

E’ tornato Bake Off Italia!! (Da qualche settimana ormai, ma ultimamente ho i riflessi lenti!)

Il programma che più di ogni altro mi ha indotta a pensare che forse imparare a fare i dolci non mi avrebbe fatto sempre paura e che una volta affrontate le basi, precise e scientifiche, potevo divertirmi e inventare come mi succede per le ricette salate. Bene, grazie a Ernst Knam e al Paris-Brest della settimana scorsa mi è venuta la fissa di replicare la prova creativa e ho deciso di fare una mia versione, appunto, di questo ghiotto dolce.

Per chi non lo sapesse e soprattutto non avesse visto il programma il Paris-Brest è un dessert della cucina francese composto da un impasto di pasta choux (la stessa dei bignè) ripieno con un impasto di crema al gianduia o al burro e decorato sulla sommità con scaglie di mandorle.

E’ stato creato dal pasticciere Louis Durand nel 1891 per commemorare la corsa ciclistica Parigi-Brest-Parigi da cui il dolce appunto prende il nome. Ha una forma circolare che rappresenta infatti una ruota e divenne popolare fra i ciclisti della corsa (soprattutto perché era ciccionissimo e li aiutava a recuperare energie dopo la gara).

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Per preparare il mio Paris-Brest creativo (e fruttoso) ho utilizzato:

  1. 150 ml acqua
  2. 100 ml latte
  3. un pizzico di sale fino
  4. 20 gr zucchero per la pasta choux, un cucchiaino per la macedonia e due cucchiai rasi per la crema
  5. 110 gr burro
  6. 155 g farina
  7. 5 uova a temperatura ambiente (4 uova + un albume per la pasta choux e un tuorlo per spennellare)
  8. una fialetta  di aroma naturale all’arancia
  9. 200 ml di crema di latte
  10. un pugno di pinoli
  11. 3 pesche sciroppate
  12. un grappolino di uva nera
  13. una spruzzata di succo di limone

 

Di solito per la pasta choux uso una ricetta leggermente diversa che è quella che ho usato per i miei profiteroles che trovate qui, ma la differenza è proprio minima.

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Porto ad ebollizione in un pentolino di metallo l’acqua, il latte, il sale, l’aroma di arancia, i 20 gr di zucchero e il burro. Verso velocemente la farina setacciata e mescolo con un cucchiaio di legno fino a ottenere una pastella omogenea che si stacca dalle pareti (il roux) che travaso nella ciotola dello sbattitore elettrico e lascio intiepidire. Unisco le uova UNA ALLA VOLTA aspettando che ogni uovo si amalgami perfettamente prima di aggiungerne un altro. La pasta è perfetta quando, una volta sollevate le fruste dalla ciotola, “scrive”.

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Traccio un cerchio di 20/24 cm di diametro su un foglio di carta forno aiutandomi con l’anello di una tortiera a cerniera, quindi giro il foglio dall’altra parte per evitare che la pasta tocchi la traccia di grafite che non è proprio salutare in cottura…

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Passo a sagomare il Paris -Brest, realizzando quindi una grossa ciambella seguendo la guida appena tracciata. Per il Paris Brest originale di usa una sac à poche munita di bocchetta liscia o anche senza bocchetta e si tracciano grossomodo due anelli di pasta, uno dentro l’altro, quindi se ne compone un terzo soprai primi due. Io invece ho usato una bocchetta larga ma zigrinata, o a stella o come cappero si chiama (come quella dei tubetti della maionese per capirci) e ho seguito la circonferenza del mio cerchio, andando poi progressivamente verso il centro e formando una ciambella composta praticamente da riccioli, mi pare piuttosto scenografica (unico inconveniente: c’è sicuramente meno aria così rispetto alla ricetta originale, quindi viene un po’ meno gonfio in cottura). Spennello col tuorlo la superficie e la cospargo con i pinoli, quindi inforno a 180° per 35 minuti (il top sarebbe il forno  ventilato).

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Mentre la ruota/bignè si raffredda preparo una piccola macedonia tagliando in 4 gli acini d’uva, zuccherandoli e irrorandoli con succo di limone e aggiungendo poi le pesche sciroppate, anch’esse ridotte a dadini. Inoltre monto la panna con lo zucchero .

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Taglio (con fatica, sforzo, delicatezza e stress) la ciambella come se fosse un panino, quindi la imbottisco con la panna e la macedonia, quindi richiudo con altrettanta perizia e terrore al pensiero di rompere tutto.

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Come ultimo tocco decoro con mezzi acini d’uva e fettine di pesca, alternndoli tra loro.

That’s all folks!

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