My Expo2015
14 settembre 2015 | Posted in Un tocco in più…
Ci ho messo una vita e mezza a decidermi di andare ad Expo e posso dirlo? Sono stata una polla! Sono stata un essere avicolo da cortile di scarsa intelligenza per una serie infinita di motivi tra cui:
- ho un blog in cui si parla di cibo, soprattutto di mangiare intelligente, economico e senza sprechi…. e non vado all’Esposizione Mondiale in cui il cibo, il risparmio e l’utilizzo efficiente delle risorse sono il tema centrale?! Polla!
- mi piacciono i luna park, le fiere, gli eventi di massa e chi più ne ha più ne metta e non vado a godermi questo rutilante e caotico circo!? Polla!
- Mi sono fatta spaventare dal caldo, dalla bolgia, dalla mancanza di volontari disposti ad accompagnarmi per poi scoprire di aver scelto un periodo caotico all’inverosimile (e sarà sempre peggio!) e per arrivare alla conclusione che è bello condividere la giornata con altre persone ma che è ancora più bello vivere in solitudine alcuni momenti (che poi solitudine non è, perché appena ti piazzi in coda ad una delle file per entrare i padiglioni la prima cosa che succede è che tutto il mondo attacca bottone con te, e tu con loro) Polla!
Bene alla fine l’8 settembre prendo armi e bagagli (bagagli si fa per dire, era uno zainetto, ma non posso negare di essere andata nel panico alle due di notte del giorno prima perché non sapevo cosa mettermi per via del clima variabile e delle paranoie sopraggiunte alla lettura di articoli davvero COLTI sull’adeguato outfit da Expo. Ebbene sì, la rete sovrabbonda di tali amenità e anche di “fémene” che li leggono), rimorchio il KitchenDaddy e parto in treno. Appena arrivata capisco quale sarà il motto della giornata. No! Non “Feed the World, Energy for Life!”. E’ CODA. ovvero fila, stoica e estenuante attesa per qualsiasi cosa, dall’accesso Fiorenza in cui ci dilettiamo per un’ora e mezza ai 45 minuti del padiglione del Qatar, alla rinuncia di godere del padiglione Italia ( 3 ore di attesa minimo) e persino delle patatine del Belgio, il cui baracchino è talmente famoso da avere fila quasi quanto un padiglione! E ahimè, purtroppo se vorrò farmi male e tornare ancora ad inizio Ottobre la situazione credo sarà ancora più delirante. Pazienza. Sopporterò.
E visto che voi avete sopportato questa serie di sproloqui e lamentele vi ringrazio, la pianto di parlare di code e passo a dirvi cosa ho visto, fatto e provato io. Premessa: per mesi mi sono rifiutata di informarmi su com’era questo Expo, ma sul fotofinish un’amica mi ha consigliato la Bibbia non ufficiale della manifestazione ovvero il gruppo di Facebook: “Expo 2015 Milano – consigli per gli utenti”, che non finirò mai di ringraziare perché sono stati una guida preziosissima. Risultato: il 7 settembre sera ero armata di pennarellone blu e di mappa a segnare con simboli e sottolineature i vari padiglioni e cluster nella vana e ingenua speranza di ottimizzare i tempi :
Doppia sottolineatura -> da vedere assolutamente.
Una sottolineatura -> da vedere.
Pallino -> da vedere dopo o da visitare se nei padiglioni supposti fighi c’è troppa ressa.
E-> l’estermo è più consigliato dell’interno.
M -> Mangiare.
R -> Riposante.
S -> più suggestivo o meno affollato verso sera.
Ebbene, la maggior parte delle mie doppie sottolineature sono ancora in attesa di soddisfazione, ma sono riuscita a vedere comunque parecchie cosette:
- Cluster Caffè: figuriamoci se Caterina Caffeina qual sono non partivo da qui! Esperienza totalizzante per i sensi, dal gusto dell’ottimo caffè del Burundi, alla vista della colorata,allegra e genuina manifestazione del Kenya che festeggiava la sua Giornata Nazionale con balli e tanti sorrisi, all’ascolto della musica e dei suoni tribali dei Masai fino al profumo intenso e semplicemente Buono della tostatura che proveniva dallo stand Illy.
- Padiglione Azerbaijan: che dire, sapevo a malapena la collocazione di questa Nazione e ora ho voglia di vederla dal vero. Il tema Expo è stato ben declinato nella descrizione della biodiversità e in generale della diversità presente nel Paese. Video e installazioni touch in gran parte interessanti (molto carino il monitor in cui puoi osservare la sala da un’angolazione decentrata in cui “appare” uno chef virtuale ai fornelli che sembra cucinare piatti tipici in mezzo ai visitatori) e altre volte più insulse. Non so se sono cieca io ma non ho trovato alcuno shop per acquistare i prodotti tipici menzionati lungo il percorso e questo mi ha delusa un po’. Giochino carino: su un piccolo display touch potete scegliere quali tappe amereste visitare in un viaggio nel Paese e inserendo la vostra mail potete concorrere a vincere una vacanza). Il giudizio globale è positivo e visti i tempi di attesa gestibili lo consiglierei.
- Light Lunch nel ristorante del Qatar: un paese desertico che importa il 90% del cibo non dovrebbe saperne di buon mangiare vero?! Ed invece è stato un pranzo fantastico, molto fusion tra sapori arabeggianti e filo-indiani, ricchi di sapori stuzzicanti e pieni, rinfrescati da salse alla menta.
- Padiglione Qatar: Entri in una costruzione fortificata come una cattedrale in un’oasi del deserto, sormontata da una sorta di gerla gigante, versione monumentale di quelle e ti ritrovi davanti ad un albero high tech alto tre piani, illuminato da giochi di luce laser e proiezioni che raccontano dei progressi fatti dal Paese per ottimizzare le risorse e creare sostenibilità. Molto spot pubblicitario della Nazione, ma tema centrato e sviluppato bene nonché esempio da diffondere.
- Padiglione Turchia: ehm. Ovvero un’assenza di padiglione, è grosso modo una bella piazza mediorientale non priva di atmosfera dove passeggiare e sedersi bevendo caffè, decantato in ogni dove… peccato che il caffè fosse finito!!! Scandalo!!! Un’esperienza per me mediocre, oltretutto il percorso tematico scelto era inconsistente (il dualismo cibo e storia, imparare dal passato per trarre lezioni per il futuro… lo so perché ho letto la guida ma non ci sarei arrivata MAI!)
- Padiglione Marocco: oooooh il mio preferito probabilmente: una felice comunione tra rappresentazione del territorio ed i suoi prodotti tipici, tra installazioni e arredi che accompagnano il visitatore in un’atmosfera multisensoriale (cascate d’acqua virtuali, turbini di fiori, alghe giganti su cui appoggiare l’orecchio e farti cullare dai fruscii, profumo di rose essiccate) . L’esperienza più intensa è l’entrata nella sala del Deserto, dove vieni improvvisamente colpito da una luce calda e abbagliante e dal calore di numerosi ventilatori che pompano aria calda e che ti fanno sentire immediatamente il clima desertico. E al termine uno shop imperdibile ed un rilassante giardino mediterraneo.
- Clusters delle Zone Aride, delle Isole e del Mediterraneo: se l’affluenza fosse stata minore probabilmente non ci sarei andata perché sono aree decentrate ed un po’ sottotono, ospitano paesi con ochi mezzi economici che non possono proporre meraviglie; è stata comunque una passeggiata piacevole, tra gente socievole e un’atmosfera cordiale e rilassata. Nell’ultimo cluster ho visitato un po’ più attentamente due paesi in cui sono stata in viaggio, ovvero Grecia e Tunisia. La Grecia mi ha lasciata un po’ perplessa, ok la crisi e l’impossibilità di foraggiare con prodigalità un evento come Expo, ma credo che potessero impegnarsi un pochino di più… divertente comunque lo schermo touch in cui creare il proprio menù greco partendo dai propri ingredienti favoriti. Al termine viene generato un QR code da fotografare per poter accedere alle ricette dei piatti selezionati. La Tunisia mi ha soddisfatto: lo spazio dedicato era piccolo, come sempre accade in questi cluster condivisi, ma ben utilizzato: un semicerchio di sgabelli imbottiti, cuscini e tappeti su cui accomodarsi per godere di un video grazioso e poetico come la fioritura del deserto.
- Padiglione Francia: a parlarne con altre persone credo che sia stato uno dei padiglioni più controversi, ad alcuni è piaciuto moltissimo, a me e ad altri ha fatto davvero pena!! O meglio… finché si fa la coda tutto bene: non stai in fila a cucinarti sotto il sole ma cammini rilassato in un bellissimo orto ricco di prodotti e di profumi (non ho resistito e ho tuffato le mie zampacce nelle siepi di lavanda). poi arrivi dentro. Ehm. Mmmmh. Bah. Per me si può sintetizzare così: “tecie” (in veneto padelle) appese per aria, una specie di banco freezer in un angolo con prodotti da supermercato e un video puerile. E poi davvero ladrissimi!! Al mini mini mini shop c’era il facial spray di Evian a 6,50 euro… all’Acqua&Sapone qui in Italia lo compro a 0,99 cent…ok che in fiera ti pelano, ma daaaaaiiiiii!! In ogni caso non ci si perde tempo, quindi non è così grave.
- Padiglione Polonia: un Paese in crescita, che ha quintuplicato l’export di cibo in 10 anni (chi se lo sarebbe mai immaginato!?), che per Expo ha creato una struttura esterna semplice ma d’impatto, composta unicamente di cassette da frutta di legno… e all’interno un trenino perfettamente funzionante con tutto il suo bel paesaggio, anch’esso cioccolatoso… un profumo!!! Un po’ sconcertante lo shop: carino e ben fornito, a non ho capito perchè non abbiano messo le etichette anche in italiano, tre quarti dei prodotti non avevano il prezzo e le scritte erano in cirillico!! Chiarissimo no!? Comunque sono riuscita a comprarmi delle merendine guduriose da portare a casa (biscotti ricoperti di fondente e ripiene di salsa ai lamponi, industrialissimi ma bbbboni!!!)
- Alla fine l’orario del treno si avvicinava, quindi abbiamo fatto un’ultima passeggiata sul decumano, ammirando le architetture pazzesche dei padiglioni, l’Albero della Vita animato da suoni e colori (ahimè era ancora giorno pieno)… abbiamo fatto uno spuntino in Repubblica Ceca, un piatto di prosciutto di Praga con Cren e la senape più ghiotta che abbia mai mangiato e poi via di corsa verso il treno, con la schiena a pezzi e la voglia di tornare!
In definitiva l’Expo è stato un’imperdibile Gardaland a tema food, divertente, creativa e a tratti davvero interessante… del resto mancava un po’ l’essenza che dovrebbe avere un’esposizione universale, ovvero lo stupore legato all’innovazione… molti padiglioni, soprattutto per quanto concerne le architetture erano sorprendenti, ma mancava, come dire… mancava la Torre Eiffel! Intendo la Tour Eiffel simbolo dell’Expo del 1889, ovvero mancava quel senso del mai visto, dell’innovazione vera che ti lascia a bocca aperta dallo stupore perché voi e solo voi privilegiati visitatori avete la possibilità di vederlo per primi nel mondo.
Avrete gli occhi esasperati dal leggere le mie divagazioni, quindi vi ringrazio per aver letto fino in fondo!
That’s Expo, folks!